Scoperto canto inedito e censurato della Divina Commedia!

25.06.2014 14:00

Lo studio del Poema Dantesco è la punta di diamante dell'istruzione italiana. Vanto italiano nel mondo, Dante Alighieri viene annoverato fra gli scrittori più talentuosi della storia, e, dai i più visionari, come oracolo e chiaroveggente.

E, al ritrovamento di un XXXIV canto dell'Inferno, gli studi divinatori sono in fermento. Nuove profezie sul genere umano sono in arrivo?

E' fra le carte depositate presso la Sacra di San Michele che il monoscritto inedito è stato ritrovato, e il Prof. Filippo Mollea Ceirano è il responsabile della ricostruzione del testo nella propria interezza.

Una scoperta sensazionale, sottovalutata però da un governo disinteressato al lavoro minuzioso che viene svolto dal dipertimento di Storia delle origini della letteratura italiana, dipartimento diretto dallo stesso Ceirano. L'Università di cui fa riferimento questo dipartimento rimane anonima perciò, temendo un assalto dei media e di mitomani affamati di scoop e teorie complottiste riguardo il canto inedito.

 

Come quasi ogni testo di Dante, il Canto contiente tematiche ed esperienze personali legate al poeta stesso. Difatti ci troviamo difronte ad un Dante esiliato, aggredito durante un viaggio verso la Francia, quando mirava a compiere gli studi teologici. Malmenato e ridotto in condizioni miserabili, verrà soccorso da alcuni monaci della Sacra di San Michele, che si prenderanno cura di lui, alleviando il dolore delle ferite riportate, e occupandosi dell'animo turbato del poeta. Uno scritto curioso riporta la peculiare descrizione dell'unguento che i monaci gli somministravano ogni giorno:

eravi nella nomata potione di certo aliquanta santoreggia, e della artemisia absinte, e poca digitale e laudano in buona mensura; eranvi di poi li fiori di una particulare spezie di canapa, che dicesi venga dalle lontane Indie, ma che bene forte s’accresce anco nello giardino de’ divoti frati, che spesso l’usano per fare de’dolciumi, manducati li quali spesse volte li fa visita Nostra Signora la Madonna; eranvi di poi una radice di genziana, et multi essiccati pezzi del fungo, che trovasi nelli boschi attigui, che chiamasi ammanita [...] et essi anco sono di molto aiuto alle lor preci, imperrocché ingollata la giusta dose mai fu vana l’attesa di una divina apparizione”.

Sarà qui che Dante comporrà il canto, e spaventato dal suo contenuto, vorrà abbandonarlo, etichettando il frutto del proprio lavoro come "influenza" di quella malefica pozione. Il canto conta più del doppio dei versi di solito contenuti negli altri canti, altro motivo per tralasciarlo e abbandonarlo lì. In breve, Dante, in questo nuovo Canto, assiste alla creazione di un nuovo girone dell'Inferno, e chiede spiegazioni a Virgilio, che sapientemente gli risponderà:

Si puniranno in cotesta contrada
quei peccatori che avran disianza
di trasformare, a seconda ch’aggrada,
del mondo la natura e la sostanza
e impiegheran l’ingegno e la fatica
per appagar la loro tracotanza” (vv. 64 – 69)

Virgilio continua dicendo:

Questo è distinato
a castigare il tristo tradimento
di chi in imperio suo vorrà ogni umano
per costringerlo a un folle movimento.
Questi imporran lo sforzo inane e vano
di mover di continuo cose e genti
sempre più in fretta e sempre più lontano.
Lo bieco fine degli spostamenti
sarà crear profitti con l’inganno
promettendo vantaggi inesistenti” (vv. 84 – 93)
Una strada ponean tratto per tratto
sovra la terra, fatta in duro acciaro,
sì come ‘l fabbro forma il catafratto.
Due barre parallele paro paro
li diavoli avvitavano a traverse
fitte in la terra nel verso contraro.
Così un sentiero sovra il pian s’aderse,
non di ghiaioso fondo, o lastricato,
ma di ferree rotaie lisce e terse” (vv. 73 – 81)

 

Ancora una volta, Dante anticipa di gran lunga situazioni future, facendo quasi venir i brividi ai lettori. Una situazione che più attuale non si può data la chiara interpretazione che si evince dal testo: treni superveloci, ferrovie futuristiche, e politici corroti e collusi con le mani in pasta.

La bufera imperversa, e i mitomani corrono alla ricerca degli altri segnali nascosti nella Commedia. Che Dante fosse un vero veggente? O semplicemente un antropologo che la sapeva lunga sulle sorti future dell'uomo?