Lo hobbit - John Ronald Reuel Tolkien

Lo hobbit - John Ronald Reuel Tolkien

 

Scheda del libro  

Autore

John Ronald Reuel Tolkien

Anno di pubblicazione

1937

Titolo originale

The Hobbit - There and back again

Genere

Romanzo - Fantastico - Fantasy

 

 

In un buco nel terreno viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.

 

 

L'epico fantasy come genere vede la propria nascita col Maestro e Padre delle leggende nordiche contemporanee, autore della trilogia immortale "Il signore degli anelli" e il prequel "Lo hobbit". Gettando le basi delle razze, fisionomie e vicende del genere fantasioso, Tolkien si consacra alla storia delle letteratura in pochi anni dalla pubblicazione dei suoi manoscritti, non senza alcune difficoltà in un'Europa che non era del tutto pronta a tuffarsi in un genere nuovo e controverso. Specialmente in Italia, parecchi editori erano scettici nell'adottare i romanzi Tolkeniani. La lingua italiana però, molto cara all'autore inglese, finalmente diede alla luce i versi della Terra di mezzo, e anche nello stivale esplose la passione per il fantasy.

 

"Lo hobbit" nasce come una fiaba. E come le fiabe che si rispettino, contiene gli elementi chiave del canone. Il viaggio, l'eroe, il mago, le avventure e il drago a guardia del tesoro, nemico finale della vicenda. Il protagonista è, per l'appunto, uno hobbit. Gli hobbit, razza di mezzi uomini fortemente approfonditi negli scritti tolkeniani, sono un allegro e vivace popolo. Nati con la passione per il buon cibo, le comodità e l'erba pipa, sono quasi un esempio di uno stile di vita arcaico, seppur funzionale e desiderabile per l'autore. Amano prendersi cura della propria terra, che li ripaga amorevolemnte coi propri frutti, e sono contro ogni tipo di violenza. A dirla tutta, denigrano ogni tipo di voglia sfrenata di avventura, e chi è contrario a questa tendenza alla vita tranquilla, viene additato come folle e personaggio dal quale star lontano.

 

Bilbo Baggins è uno hobbit dai sani principi. Benestante grazie a ricchezze ereditate dalla sua famiglia, possiede il buco hobbit, la tana costruita sotto una collina, più accogliente del villaggio di Hobbiville. Ama fumare la propria pipa, far gli anelli di fumo e preparare tortini dolci. Sarà l'incontro con Gandalf, un mago dalla veneranda età, a portare l'avventura nella sua vita. Il mago dalla folta barba grigia e dal cappello a punta porterà la sua stramba presenza nel piccolo buco Baggins, assieme alla bellezza di 13 nani: Thorin Scudodiquercia, principe del popolo dei nani, e i suoi confratelli nani Balin, Dwalin, Oin, Gloin, Bifur, Bofur, Bombur, Fili, Kili, Ori, Nori e Dori. 

Ma la sorpresa più incredibile sarà la proposta che questa compagnia farà allo hobbit: far parte del loro gruppo, intenzionati a recuperare il tesoro e la propria dimora, occupata da un drago.  Smaug, antica creatura del nord, è piombato all'improvviso su Erebor, la montagna solitaria dei nani, uccidendone un numero spopositato, e stanziandovisi, sepolto e dormiente nel mare di oro e gemme naniche, costringendo le povere creature a vagabondaggi e ad una vita da reietti. Per Thorin è arrivato il momento di riprendersi ciò di cui Smaug si è appropriato con la forza, e Bilbo aiuterà la compagnia con le sue doti nascoste da scassinatore, doti decantate da Gandalf. Un viaggio questo, che farà crescere il coraggio e la consapevolezza di sé nello hobbit, alla scoperta delle capacità celate nel suo sangue. Attraverso scontri con troll, orchi, l'incontro col perfido gollum e creature infide dei boschi, i nani arriveranno a Erebor, in vista dello scontro col possente Smaug.

 

Bilbo Baggins è lo zio adottivo di Frodo Baggins, protagonista poi della vicenda della triogia successiva, e in comune avranno la fedele compagna Pungolo, spada di pregiata fattura elfica, trovata nella tana di un troll durante il viaggio con i nani, ma soprattutto l'onere del portatore dell'Anello del Potere, simbolo e sorgente del potente Valar Sauron.  Sarà proprio in questo romanzo che avverrà il ritrovamento del potente anello che rende invisibili, inizialmente scambiato da Bilbo per un semplice gingillo magico. E' quella piccola striscia d'oro la conginuzione maggiore fra i due mondi, fra Bilbo e Frodo, fra la Terra di Mezzo placida e tranquilla e la fine del mondo imminente.

 

Il ritrovamento dell'Anello del Potere rimane nell'immaginario pubblico come una delle scene più suggestive della letteratura moderna. Gollum, creatura infida, è soggiogato dal potere dell'Unico, che ha ottenebrato la sua mente, relegandolo ad una vita misera e folle. L'anello però non prevede l'arrivo del piccolo hobbit, che lo intasca, ingannando Gollum in un'avvicente lotta di indovinelli. Indovinelli poi tradotti egregiamente in italiano, dando luce a meraviglie come:

Questa cosa ogni cosa divora, ciò che ha vita, la fauna e la flora; i re abbatte, e così le città, rode il ferro, la calce già dura; e dei monti pianure farà.

Potrei permettermi di dire che questa scena è stata resa cinematograficamente in maniera perfetta.

 

Ecco il tasto dolente, la versione cinmatografica. Qui si passa alle considerazioni soggettive. Personalmente, all'annuncio di Peter Jackson di trasformare "Lo Hobbit" in una trilogia, ero scettico a riguardo. Come poter rendere un libro solo, nemmeno troppo prolisso, in una trilogia cinematografica colossale? 

Il risultato è "Lo Hobbit" approfondito in ogni sua sfaccettatura, arricchito anche di "episodi" aggiuntivi, allargati da alcuni cenni fatti nell'opera. Azog il bianco, difatti, viene nominato una volta sola nei primissimi capitoli, mentre nella pellicola diventa essenziale nemico contrapposto a Thorin, coinvolto nella disputa di Moria fra orchetti e nani.

Il poco spazio riservato a Beorn lascia l'amaro in bocca a molti fan del mutaforma animale, e qui si arriva al nodo delle discussioni più infervorate: Tauriel.

Difatti Peter Jackson inventa completamente un nuovo personaggio, un'elfa coetanea di Legolas, altra aggiunta del regista. L'elfo, che andremo a conoscere nella trilogia successiva, cova un amore per Tauriel, emancipata e aggressiva elfa, abile nel combattimento, anche fin troppo abile. La donna però non ricambia questo sentimento, e alla vista di Kili, catturato dal gruppo di elfi, subisce un improbabile copo di fulmine. Episodi di sguardi romantici, inseguimenti e dialoghi mielosi, perfino battute sconce fra i due, bé non può che aver causato un malcontento gigantesco fra i puristi.

Molti fan della letteratura Tolkeniana si distaccano completamente dalla pellicola, inneggiando invece alla trilogia precedente. Ipocrisia? Dato che comunque anche la saga precedente ha visto molti cambiamenti nella trasposizione cinematografica, donando un ruolo più importante ad Arwen, che nei libri copre un ruolo marginale, e ampliando e aggiungendo battaglie più spettacolari. E, purtroppo, tagliando anche molte scene e personaggi, la trilogia de "Il signore degli anelli" si distacca allo stesso modo della trilogia de "Lo hobbit". 

Perciò calmate i fiati, e non suonate i tromboni dello scandalo. Così come nelle traduzioni dei testi, anche le trasposizioni cinmatografiche comportano modifiche al tessuto stesso del libro. Un film totalmente fedele al libro è un'utopia.

 

Diamo addio oggi allora all'ultimo film della saga Tolkeniana, un ultimo viaggio, così come viene definito, al fianco dei personaggi e dei luoghi che per anni ci hanno fatto sognare. 

 

 

In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto.

3 BUONI MOTIVI PER LEGGERE LO HOBBIT:

1 - Il degno prequel della trilogia immortale "Il signore degli anelli", va letto per sapere come tutto è cominciato.

2 - Uno dei romanzi capostipiti del genere fantasy contemporaneo.

3 - I film di Peter Jackson sono stati "generosi" nelle sceneggiature dei film, aggiungendo qui e là molti episodi che nel libro non ci sono. Una lettura del libro perciò è d'obbligo.

 

 

      Antonio Di Pierro

  15 - 12 - 2014